Verso un umanesimo post-umano

UMANESIMO DIGITALE 13-17 LUGLIO

“Verso un umanesimo post-umano: un nuovo umanesimo che non rinneghi l’uomo”.

È il tema della via siciliana per convenire a Firenze 2015. Le riflessioni sono di Calogero Caltagirone, docente di filosofia morale all’università Lumsa di Roma e di Salvino Leone, presidente dell’ Istituto siciliano di studi bioetici “Salvatore Privitera”, entrambi intervistati da Adele Di Trapani.
È possibile parlare oggi di eclissi della natura umana? Nei suoi interventi, dal 13 al 16 luglio, se lo è chiesto Calogero Caltagirone.
Stiamo attraversando un periodo complesso, in cui, con l’evoluzione delle biotecnologie, l’uomo subisce di continuo interventi manipolativi. Da qui la difficoltà di capire l’identità del nuovo essere umano: la sfida che ci si presenta sarà proprio trovare nuovi criteri di definizione. Il concetto di post-umano deriva dalle nuove modalità di esistenza dettate dalle biotecnologie. Una presenza che arriva anche a intaccare pesantemente il mondo relazionale. L’uomo ha infatti in parte perso il contatto diretto con il mondo reale in favore di un approccio virtuale e fortemente condizionato dalle tecnologie della realtà.
Altro spunto di riflessione è  la frase di Wittgenstein “Il corpo è la migliore immagine dell’anima”. Per rispondere alle nuove sfide che la nostra epoca ci propone, è indispensabile recuperare la dimensione manifestativa del corpo. Attraverso le esperienze fisiche, infatti, possiamo recuperare il mondo delle relazioni e delle esperienze. Il corpo come unità articolata complessa ci consente di affrontare le sfide del post-umanesimo. Nella nostra società, per affermare ciò che si è bisogna accogliere una prospettiva etica, mettere in concreto in atto azioni qualificanti per se e per gli altri. Il cristiano identifica l’uomo pieno e perfetto in Cristo risorto. È in Lui che l’uomo vede ciò che è e quello che è chiamato a diventare.


Nel suo intervento di venerdì 17 luglio, Salvino Leone, presidente dell’ Istituto siciliano di studi bioetici “Salvatore Privitera”, ha ripercorso le tappe del termine “post-umanesimo”, che designa una dimensione culturale in cui di evidenzia la perdita di identità a causa di una tecnologia spesso invadente.
Cosa può fare di noi la tecnica? Oggi passiamo gran parte del nostro tempo a contatto con le tecnologie, ma l’esistenza della natura umana, che pure appare minacciata, non è in discussione. Occorre però percorrere nuovi cammini etici: l’ipotesi più inquietante è che si possa modificare il patrimonio genetico dell’uomo, ma di fatto l’essere umano e il suo ambiente sono da sempre manipolati. Il pensiero teologico non ha forse ancora colto questa sfida, proposta agli inizi del Novecento da Teilhard de Chardin, che teorizzò una coscienza embrionale della materia.

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