Scuola di teologia di base, esempio di umanesimo concreto

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UMANESIMO DIGITALE 5-9 OTTOBRE

Il tema che questa settimana Radio Spazio Noi inBlu propone in vista dell’appuntamento di Firenze 2015 è: “Scuola teologica di base, esempio di umanesimo concreto”. Intervengono, intervistati da Adele Di Trapani, i docenti Maria Lo Presti e Michelangelo Nasca.

Da lunedì a giovedì 8 ottobre, Maria Lo Presti traccerà una breve storia dell’Istituto: prima della Scuola teologica di base, a Palermo era presente l’Istituto teologico San Giovanni Evangelista, con percorsi differenziati per laici ed ecclesiastici. In seguito all’esperienza  postconciliare nacque il percorso unificato della Scuola, una realtà aperta, in cui chi termina gli studi spesso rimane a dare il proprio contributo.
Per venire incontro a chiunque voglia frequentare, non esiste un’unica sede centrale, ma sono ben 80 i centri dislocati nel territorio. Alle lezioni si accompagnano anche approfondimenti, momenti di condivisione, convegni. Una realtà in crescita, da cui sono passati circa 15 mila studenti.

La Scuola ha un taglio pastorale, nel senso che tende a fornire a chi frequenta gli strumenti essenziali per la formazione attraverso un costante dialogo tra docenti e allievi. Ognuno ha infatti un ruolo e svolge un servizio, mettendo a disposizione della collettività i propri doni; spesso, come abbiamo visto, tra gli allievi, accade che, conclusi gli studi, si passi alla facoltà teologica o si continui in altra veste a fare parte della comunità.

Nella prima fase della sua istituzione, la scuola aveva un corso biennale in un unico percorso tematico. Successivamente il programma è andato articolandosi in diverse materie e in una dorata maggiore, con circa 90 ore di lezione e corsi tematici che variano. Il corso principale è punteggiato da verifiche, importante strumento di conferma.

Come si rapporta la Scuola teologica di base di Palermo con la nuova evangelizzazione? Come disse Giovanni Paolo II, l’evangelizzazione ha bisogno di tre ingredienti fondamentali: ardore, metodi ed espressioni. Paolo VI aggiunse che i maestri sono credibili soltanto se sono testimoni. La Scuola vuole offrire un mondo di relazioni in cui, anche attraverso il porsi domande e le testimonianze di chi ha scoperto o riscoperto la Fede. Per i docenti è una continua sfida, così come per gli alunni, molti dei quali si rimettono in gioco affrontando un nuovo corso di studi.

Venerdì 9 ottobre, Michelangelo Nasca parlerà della nascita della Scuola, negli anni Settanta con il forte sostegno dell’allora Arcivescovo di Palermo Salvatore Pappalardo, perché tutti potessero avere accesso alla teologia. Oggi vi insegnano, a titolo gratuito, più di 100 docenti. La chiave di lettura del nuovo umanesimo portato avanti dalla scuola è Cristo, a cui l’uomo va ricondotto. La riscoperta del Salvatore come persona educante è fondamentale in un periodo in cui l’uomo sembra essere convinto di poterne fare a meno: ciò ingenera confusione e arbitrarietà nei valori e nei parametri.
La tecnologia può essere d’aiuto nell’evangelizzazione e nella vita quotidiana, ma a patto che non diventi invasiva e che non si sostituisca alla realtà, altrimenti il rischio è che si generi una schizofrenia relazionale e una perdita di concretezza in nome del virtuale. La Scuola teologica di base, con sue relazioni e la forte cooperazione che la caratterizza, ha fatto sì che si mantenesse vivo il senso di appartenenza di chi la frequenta.

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